Codex Amiatinus

Il Codex Amiatinus è una delle tre Bibbie create nei monasteri benedettini gemelli di Wearmouth-Jarrow nel regno anglosassone di Northumbria ed è la più antica copia superstite della Bibbia latina completa della Vulgata. Probabilmente modellato sul perduto Codex Grandior di Cassiodoro, l’enorme tomo fu offerto dall’abate Ceolfrith in dono a papa Gregorio II. Il libro è opera di diversi scribi che scrivono in onciale romano e di almeno un miniatore. È un prodotto forse dello scriptorium più influente nel mondo pre-carolingio ed è uno splendido esempio dello stile tardo antico prodotto in quello che all’epoca era il più remoti confini della cristianità.

Intitolato all’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata, si pensava che il libro fosse stato realizzato in Italia fino alla fine del 1880. Tra gli oltre 1000 fogli ci sono due miniature a piena pagina e un prologo in caratteri dorati su fondo porpora. La conservazione del testo completo della Bibbia latina paleocristiana e l’influenza dello stile tardoantico sull’arte insulare e carolingia fanno del Codex Amiatinus uno dei libri più importanti prodotti nell’Inghilterra altomedievale.

La più antica Bibbia Vulgata completa sopravvissuta

Il Codex Amiatinus conserva la più antica versione completa del testo della Bibbia della Vulgata latina precarolingia ed è un documento essenziale per gli studiosi di storia biblica. Il libro contiene anche due miniature a piena pagina. Il primo precede l’Antico Testamento ed è un ritratto di Esdra che scrive nel suo studio. La composizione è simile ai ritratti dell’autore seduto più comunemente usati per rappresentare gli Evangelisti nei libri evangelici.

La seconda è un’immagine di Maiestas Domini. Cristo siede in trono affiancato da due angeli entro un tondo incorniciato circondato dagli Evangelisti, che sono accompagnati dai loro simboli. Le sfumature rosa e blu sullo sfondo ricordano le miniature dei libri tardoantichi. Come quelle opere, c’è poca decorazione testuale e le arcate che impreziosiscono le tavole canoniche e il prologo sono minimali e raffinate.

Innovazione e classicismo in Northumbria

Che un tempo fosse scambiato per italiano dimostra l’abilità con cui la remota comunità monastica di Wearmouth-Jarrow ha duplicato lo stile tardoantico dei numerosi libri portati da Roma dagli abati Benedict Biscop e Ceolfrith nella seconda metà del VII secolo.

L’uso dell’onciale romano e per cola et commata, che iniziava una nuova riga per ogni frase o frase, era combinato con la pratica insulare di aggiungere spazi tra le parole creando un testo che preservasse l’aspetto dei manoscritti romani precedenti migliorandone la funzionalità. Questa pratica continuò nel periodo carolingio e divenne standard nei manoscritti occidentali.

Un regalo per papa Gregorio II

Una dedica (in seguito alterata per accreditare Pietro dei Longobardi) scritta sotto un semplice arco afferma: “Io abate Ceolfrith dalle più remote distese degli Angli mando pegni del mio devoto affetto“. Sebbene Ceolfrith sia morto nel 716 durante il viaggio per consegnare il dono, una lettera di ringraziamento del destinatario, papa Gregorio II, indica che è stato accolto calorosamente.

Dal IX secolo era custodito presso l’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata ed è ricordato nella biblioteca ivi nel 1036. Nel 1796 passò alla Biblioteca Laurenziana di Firenze.

La riproduzione

Solo l’evoluzione delle tecniche e la comune iniziativa assunta da soggetti diversi, pubblici e privati, hanno consentito di offrire una serie di “copie” della Bibbia che rispondano alle diverse esigenze della conoscenza. Il codice, dopo essere stato scucito, è stato riprodotto su diapositive che sono servite alla realizzazione di un facsimile a grandezza naturale, che è stato donato all’Abbazia di San Salvatore nel cui museo è conservato, di alcuni facsimile in formato ridotto, oggi posti in vendita e di un CD-Rom che consente un’ampia gamma di ricerche, dalle più semplici alle più complesse.

Durante le fasi della riproduzione, compiuta presso la Biblioteca Medicea Laurenziana, studiosi di diverse discipline e di diversi paesi hanno potuto agevolmente studiare l’originale, approfondendo l’indagine codicologica, liturgica, musicologica e della decorazione. Sono state compiute inoltre sofisticate analisi dei colori delle miniature.

Con la collaborazione di varie professionalità, dal bibliotecario al restauratore, dal biologo al chimico, è stata condotta in ambito istituzionale un’indagine i cui risultati contribuiscono alla conoscenza del codice, specie per quanto riguarda la vexata quaestio dell’ordinamento del primo fascicolo.

Per le prime carte del codice si è ritenuto opportuno adottare, infatti, una sequenza diversa da quella sinora nota, ma corrispondente a quella che esse conobbero per il più lungo lasso di tempo e prima degli interventi di rilegatura occorsi ante 1784, anno in cui il codice venne descritto con dovizia di particolari dal bibliotecario laurenziano Angelo Maria Bandini. Tale successione è puntualmente ripetuta nel facsimile di formato ridotto.

La rilegatura

La Bibbia completa

Caratteristiche del libro

  • Stampato in quadricromia presso la Stamperia Digitale – Firenze
  • 199 esemplari strettamente limitati e singolarmente autenticati da un pubblico notaio.
  • Carta Fedrigoni tipo Marina Conchiglia 90 gr.
  • Formato foglio 22,2 cm. x 32 cm.
  • Formato libro finito 33,5 cm. x 24 cm. x 15,5 cm.
  • Legatura eseguita a mano nel Laboratorio di Alessandra Masi – Firenze.
  • Realizzata su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Serie limitata di 199 esemplari e certificato da atto notarile numerato

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